Le notizie sullo straordinario successo del modello 730 precompilato, così come diffuse da televisioni e giornali (esclusa la stampa specializzata, ovviamente), rischiano di trasmettere un messaggio completamente sbagliato, ossia che l’Amministrazione Finanziaria agevola i contribuenti grazie al suo grande lavoro di inserimento dei dati nelle dichiarazioni fiscali. Chi crede a questo non sa, assolutamente, come funziona il meccanismo: il Fisco non ha nessun merito per questa operazione, tutt’altro. Si comporta da dispotico tiranno, obbligando i professionisti, le associazioni di categoria, le assicurazioni, le banche a fornire – GRATUITAMENTE – i dati che servono per la dichiarazione precompilata, senza che chi subisce tale imposizione possa, in alcun modo, pretendere un minimo riconoscimento economico per il servizio svolto a favore dell’Erario. Una volta ottenuti i dati, questi sono messi a disposizione dei contribuenti. Non si dica, però, che il merito è dell’Amministrazione Finanziaria: gli elogi dovrebbero essere rivolti a tutti coloro che, da anni e progressivamente, subiscono la dittatura fiscale. Sarebbe opportuno, peraltro, che si pubblicizzassero alcuni aspetti, non trascurabili: a) solo il 5% delle dichiarazioni precompilate relative al 2016 erano corrette; le altre, invece, sono risultate carenti di dati; b) qualora il contribuente decida di farsi assistere da un professionista o da un Caf per modificare il proprio 730 e le variazioni si rivelino errate, con una norma illogica (a tacer d'altro ...) si è previsto che l’incauto consulente debba pagare non solo le sanzioni e gli interessi, ma anche le maggiori imposte. Ora, se è condivisibile che l’errore del professionista comporti l’assunzione di responsabilità per le sanzioni, sarebbe interessante chiedere come si possa concepire di fargli pagare anche le imposte su un reddito che, invece, ha percepito un terzo soggetto. In uno Stato di diritto, le imposte sono proporzionali al reddito, dichiarato o accertato, ma sempre in capo a chi è titolare di tale reddito. In sostanza, si deve lavorare gratis per il Fisco (e con compensi irrisori o addirittura assenti per controllare o predisporre il 730) e, nell’ipotesi di errore, si paga anche quello che la Costituzione vieta espressamente. Incredibile come tutti passi sotto silenzio e sia, purtroppo, percepito come vero dai cittadini …